sabato 29 novembre 2014

Beati gli insonni

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Marco (13, 33-37) - I Domenica di Avvento
State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. E' come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!».

COMMENTO
Non si sa più se la percepiamo o no come una bella notizia, ma in ogni caso il Signore un giorno tornerà. Non si può fare il conto alla rovescia  ma l’oggetto dell’attesa è certo, più certo di ogni altro avvenimento della storia. Non ci resta che vegliare.

venerdì 21 novembre 2014

Momenti di gloria

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Matteo (25,31-46) - Solennità di Cristo Re dell'universo
Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna».

COMMENTO
La parabola delle dieci vergini, la parabola dei talenti, infine la descrizione del giudizio universale: il Gesù del Vangelo di Matteo mette in serie tre messaggi che sono lì a specificare e circostanziare sempre meglio le sue ultime volontà prima dell’inizio della Passione. Un vero e proprio itinerario di salvezza.

domenica 16 novembre 2014

Lascia o raddoppia!

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Matteo (25, 14-30) - XXXIII Domenica del Tempo Ordinario
Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

COMMENTO
La parabola che immediatamente precede quella di oggi è un’esortazione alla  vigilanza: si parla di dieci vergini di cui cinque sagge che presero olio per non far spegnere la propria lampada ed essere pronte all’arrivo dello Sposo. Quando si dice che certi treni passano una sola volta nella vita!

venerdì 7 novembre 2014

Chiesa e brutti tentativi di imitazione

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Giovanni (2, 13-22 ) - XXXII Domenica del Tempo Ordinario
Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

COMMENTO
Il Vangelo ci presenta le pesanti parole accompagnate da gesti altrettanto forti, sebbene non violenti che Gesù proclama per dichiarare: primo, l’abuso dello spazio sacro che diventa occasione di commercio. Secondo, quel tempio di Gerusalemme luogo sacro della presenza di Dio per la spiritualità ebraica verrà totalmente sostituito dal nuovo tempio: il corpo dello stesso Gesù, costituito Cristo mediante la risurrezione avvenuta appunto tre giorni dopo “la distruzione” della crocifissione. Questo corpo è vivo nella Chiesa di cui noi cristiani siamo membra vive e di cui il Cristo è il Capo, in un legame organico dove ognuno è parte del tutto, e vive della vita che il capo trasmette a tutti.

lunedì 3 novembre 2014

Il mistero di Dio

di fra Giuseppe Bartolozzi


Andrej Rublev è il sommo iconografo russo e – per molti – il più grande tra quelli di cui ci sono rimaste opere. Della sua vita si sa poco: nacque a Mosca intorno al 1360-70 e fu allievo e poi assistente di Teofane il Greco, altro grande autore di immagini sacre. Diventò monaco del Monastero Andronikov di Mosca dove trascorse la maggior parte della sua vita e vi morì nel 1430 circa. Rublev fu canonizzato nel 1988 in occasione del Millennio del Battesimo della Russia, ma la sua fama di Santità aveva già attraversato i secoli insieme con le sue celebri opere.

sabato 1 novembre 2014

Un gancio dal cielo

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Giovanni (6,37 - 40 ) - Commemorazione dei fedeli defunti
In quel tempo, Gesù disse alla folla:  «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».


COMMENTO
In questa Domenica 2 novembre tutte le letture fanno centro sull’annuncio, sulla buona notizia della vita eterna, della vittoria  della vita sulla morte. In questo testo del Vangelo di Giovanni Gesù, dopo aver moltiplicato pane e pesci e sfamato oltre cinquemila uomini, si proclama come l’inviato di Dio Padre: inviato per compiere la sua volontà e raccogliere un’umanità persa e dispersa. Ecco perché egli si proclama anche come il buon pastore venuto a radunare le pecore disperse.