di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Luca(2,15-20) - Messa dell'aurora di Natale
Appena gli
angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un
l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il
Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato
nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato
detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria,
da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che
avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
COMMENTO
“Vediamo
questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”. Questa è la
motivazione che muove i pastori ad intraprendere il loro viaggio, non sappiamo
quanto lungo, verso Betlemme. I pastori hanno conosciuto, in qualche modo sono
già entrati in contatto con un fatto accaduto e annunciato loro dagli angeli:
“…oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo
Signore.”
La situazione
dei pastori è significativa: ci dice il Vangelo che “c’erano in quella regione
alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo
la guardia al loro gregge”. Questi uomini erano costretti dal loro lavoro alla
veglia notturna e alla precarietà di dover dormire all’aperto, senza neppure un
tetto sopra la testa. Vi troviamo il modello di due atteggiamenti spirituali
quanto mai necessari per accogliere l’annuncio di Cristo Salvatore.
La veglia è
qualcosa di più che rinunciare al sonno; indica piuttosto la sobrietà della
vita, il fatto di avere una coscienza vigilante, sempre attenta e desiderosa di
distinguere il bene dal male. San Paolo indica la veglia come una condizione
per la vigilanza dello spirito che prega in noi: “Pregate in ogni tempo, per mezzo dello
Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni
perseveranza” (1 Ts 5,12). La veglia è
segno dell’attesa della venuta del Salvatore. I Pastori condividevano l’attesa
degli ebrei del tempo e con la loro semplicità piena di speranza, accolsero
l’annuncio della venuta del Salvatore delle genti. Come i pastori siamo chiamati
a guardare con fiducia il nostro tempo: esso non sarà mai troppo ricolmo di
male e di dolore da non far germogliare la salvezza finale di Cristo Signore.
Poi i pastori
vivono la sobrietà e la precarietà della vita, senza neanche un tetto sotto il
quale dormire. Quella notte di 2000 anni fa la gioia della nascita del
Salvatore del mondo fu vissuta anzitutto da due giovani sposi che non trovarono
alloggio per passare la notte, e da un gruppo di pastori momentaneamente “senza
tetto”. Le consolazioni del Signore arrivano anzitutto ai poveri della terra, a
quelli che non hanno altro riparo che il cielo, a quelli che non hanno un posto
confortevole, caldo e sicuro per riposare, a quelli che quanto meno non
investono su questo i loro sogni di felicità.
Il Signore
che viene continuamente nel mondo, nel giorno in cui la Chiesa lo celebra
bambino nella grotta di Betlemme, ci trovi vigilanti nel desiderio di vivere
alla sua presenza ogni momento; ci trovi con un cuore povero, non appesantito
da false sicurezze, pronto e sollecito per intraprendere il viaggio verso la
capanna di Betlemme.