sabato 9 settembre 2017

Potenza della comunione

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Matteo (18,15-20) - XXIII domenica del tempo ordinario
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

COMMENTO
Nel capitolo 16 del Vangelo di Matteo Pietro è stato definito da Gesù la pietra su cui egli avrebbe costruito la sua Chiesa, colui che ha il potere di legare e sciogliere, una sorta di plenipotenziario dello stesso Gesù. 

Il brano di oggi aggiunge un aspetto importantissimo a quanto già detto dal Signore. L’autorità che ricade su Pietro deriva dal suo essere a servizio di una comunità. Pietro non è un’autorità solitaria, ma il primo servitore di una comunione a cui Cristo lega il suo messaggio, la sua missione e la sua stessa persona. Dopo aver detto “tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo”, Gesù aggiunge anche “se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro”.

Più che una delega in bianco agli apostoli, quindi, sembra la decisione di ritirarsi dal palco scenico, dal ruolo di attore protagonista, e di passare alla cabina di regia, per ispirare dall’Alto, o meglio da dentro le coscienze, la vicenda e le sorti della sua comunità. Cristo sarà attualmente presente col suo Spirito dove due o più saranno capaci di creare comunione, nel mettersi d’accordo per chiedere qualcosa.

Da qui nascerà una vera comunità, che a buona ragione, potrà essere chiamata “Corpo”, il corpo di Cristo appunto, la Chiesa. Mai un’autorità potrà essere esercitata legittimamente nella chiesa di Cristo in modo solitario. Anche se questo fosse fatto, abusando di un ruolo ricevuto dalla gerarchia ecclesiale, sarebbe comunque una usurpazione di ciò che, secondo il senso della volontà del Signore, deve sempre passare attraverso il discernimento di una comunità di fratelli che custodiscono la coscienza della presenza del Signore in mezzo a loro, e nella quale ovviamente ci sarà qualcuno che avrà la responsabilità della decisione ultima.

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