mercoledì 29 novembre 2017

"Vorrei ma non posto" - Giornata di ritiro PGV adolescenti

di fra Sergio Lorenzini


Domenica 26 novembre, da più parti delle Marche, tanti giovani si sono ritrovati nel convento dei frati cappuccini di Civitanova Alta per tornare a stare un po' insieme dopo la bella esperienza estiva del campo scuola e, al tempo stesso, vivere una giornata di riflessione, di preghiera, di gioco e della gioia semplice e preziosa che viene dalle piccole cose e dalle relazioni vere. 

Abbiamo imparato che la vita è più importante viverla che "condividerla", come il brano di J-Ax e Fedez Vorrei ma non posto ci ha suggerito; che questo "tempo non dà il giusto peso a quello che viviamo" e che il peso e la profondità di quanto la vita ogni giorno ci offre dobbiamo scoprirlo noi. Come, però, ne avremo la capacità "se navighiamo senza trovare un porto" impegnati in "tutto questo sbattimento per fare foto al tramonto, che poi sullo schermo piatto non vedi quanto è profondo"? 

Da questo sole caldo e rosso, che al tramonto va a riposare dietro le colline e che, al mattino seguente, si ripresenta fresco al versante opposto, dovremmo invece apprendere, perché, come diceva san Francesco nel Cantico di frate sole, "de te Altissimo porta significatione". Sì, apprendere l'origine e la mèta della nostra vita, quel luminoso parto d'amore che ci ha portati alla vita; apprendere che quella luce continua ad accompagnare i passi del cammino con i suoi raggi caldi e la sua luce che a tutto dà colore; apprendere che da quell'amore siamo attesi per un eterno bagno di luce. No, non siamo figli del caos, orfani di senso, nomadi senza meta. Se così fosse, quale profondità avrebbe la realtà? Non rimarrebbe allora - davvero - altro da fare che preoccuparsi di condividere quell'apparenza di vita che non riusciremmo a cogliere.
Buon cammino verso la vita piena.

A questo link trovate le foto della giornata.


venerdì 24 novembre 2017

Là dove inizia il regno di Cristo

di fra Damiano Angelucci



Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,31-46) - Cristo Re dell'universo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

COMMENTO
Un’antica leggenda della Chiesa cristiana narra che alcuni barbari, giunti alla sede del Vescovo di Roma, imposero al diacono Lorenzo di mostrargli il tesoro della Chiesa. Il diacono Lorenzo accompagnò quelli in un luogo dove erano in attesa di essere accuditi una notevole quantità di poveri e disse: “i poveri: questo è il tesoro della Chiesa!”.

sabato 11 novembre 2017

Olio per lampade cercasi

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Matteo (25,1-13) - XXXI domenica del tempo ordinario
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

COMMENTO
Ormai verso la fine dell’anno liturgico e con l’approssimarsi della Solennità di Cristo Re dell’Universo, di quel Cristo che tutto ricapitola nel giudizio finale, i Vangeli di queste Domeniche ci invitano a riflettere sulla realtà dell’incontro finale col nostro Salvatore, il Signore Gesù.

sabato 4 novembre 2017

La maschera del potere

di fra Damiano Angelucci



Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23, 1-12) - XXXI domenica del tempo ordinario
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

COMMENTO
La categoria professionale degli scribi, gli scribi erano gli esperti della legge mosaica, è da tempo estinta ma ne permangono le malattie professionali. Lo stesso si potrebbe dire per i farisei. Il servizio o il ruolo conferito da un incarico di tipo religioso o ecclesiastico, sebbene viviamo in un mondo secolarizzato, può diventare occasione di inciampo, per sé e quindi per gli altri.