venerdì 28 marzo 2014

La luce splende nelle tenebre dell’umana cecità

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Giovanni (9,1-41) - IV° Domenica di Quaresima
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva...

COMMENTO
Primo momento della veglia pasquale, madre di tutte le veglie, è giustamente la liturgia della luce; nella notte del prossimo 19 aprile per tre volte l'acclamazione "Cristo luce del mondo!" ci esorterà ad abbandonare il buio dell’ignoranza e del peccato. Tuttavia in questa quarta Domenica di Quaresima l’episodio del cieco nato anticipa e preannuncia il grande bagliore della luce pasquale di Cristo risorto. Al centro della scena c’è Gesù e un uomo che mendicava il suo vivere quotidiano e che senza nulla chiedere riceve il tocco benefico di Gesù, cominciando a vedere per la prima volta in vita sua. Al Messia è sufficiente fare del fango mescolando della terra con la sua saliva, spalmarlo sugli occhi del cieco e inviarlo lavarsi nella piscina di Siloe (Inviato); tanto poco basta perché è il fango dell’umanità decaduta nel peccato, ma assunta dal Figlio di Dio, ad essere capace di guarire

mercoledì 26 marzo 2014

La Parola di Gesù e la nostra preghiera.

di fra Giuseppe Bartolozzi


Nell’ultimo incontro abbiamo considerato l’umanità di Gesù come la via indispensabile per incontrare il Dio vivente poiché Gesù è il Rivelatore del Padre: “Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre: mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico non le dico da me, ma il Padre che è in me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me”(Gv 14, 8-11). Richiamando l’episodio evangelico che abbiamo proposto all’inizio della scuola di preghiera, cioè quello che in cui vediamo Maria seduta ai piedi di Gesù la quale rivolge esclusivamente a lui la sua attenzione (cf. Lc 10, 38-42), vogliamo insistere sul fatto che il silenzio, condizione indispensabile per la nostra preghiera, non significa semplicemente tacere e far tacere tutto ciò che ci distrae fuori di noi e dentro di noi: significa, soprattutto, ascoltare la Parola di Gesù la quale è “Parola di Vita”(Fil 2, 16), “Parola di salvezza”(At 13, 26); “accoglierla”(Mc 4, 20), “custodirla”(Lc, 8, 15; Gv 8, 51; 14, 23; 15, 20).

domenica 23 marzo 2014

Gesù salva gratis, ma non per forza.

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Giovanni (4,5-42) - III° Domenica di Quaresima
Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?»...

COMMENTO
La sete di Gesù al pozzo di Giacobbe ha tutta l’aria di non essere un pretesto, una scusa per "attaccare bottone" e convertire la tipa samaritana, ma appare una sete reale, l’emergenza di un bisogno primario. Il fatto è che nel corso del dialogo la samaritana avverte nel cuore una sete di tipo diverso, potremmo dire un bisogno ancor più primario, la sete cioè di verità e di salvezza: "la donna allora lasciò la brocca e corse in città e disse alla gente «venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Non sarà il Messia?»" (Gv 4,29). 

La donna era venuta anche lei per prendere un po' d'acqua con la sua brocca ma poi nel corso del dialogo si è accorta che c'è un di più che va oltre le esigenze materiali, si è accorta che nella sua vita c'era qualcosa che non andava: "hai avuto cinque mariti e quello che hai adesso non è tuo marito"; a tal punto che questa donna lascia lì la sua brocca e corre ad annunciare l'avvenimento ai suoi compaesani. Forse la dimentica, forse la lascia volutamente per arrivare più veloce in paese; in ogni caso il suo cuore è preso!

giovedì 20 marzo 2014

Risonanze dal Ritiro di Quaresima


Ricorda i momenti forti perché ti aiuteranno nei momenti difficili. Sicuramente questo ritiro è stato un momento veramente forte che non scorderò facilmente, ma la cosa che mi ha colpito maggiormente è stata quando a Loreto abbiamo fatto l‘adorazione alla croce,quando ci siamo chinati davanti alla croce e abbiamo contemplato la bellezza di Gesù in quell’istante ho sentito vicinissima la presenza di Dio. (Chiara Coppari)

mercoledì 19 marzo 2014

Siamo davvero la generazione "invisibile"?

Riflessione di uno "toccato" dalla Bellezza

di Paride Petrocchi


Questo è uno sfogo, lo ammetto e lo premetto. Però è uno sfogo inevitabile, non farlo sarebbe stato un tradimento nei confronti della bellezza di cui sono stato testimone, perché sinceramente "dalla bellezza non so come difendermi".

Tutto è successo poche ore fa, stavo buttando giù l’articolo che avevo programmato: un seguito di Insieme ma soli. Chiudo per un attimo gli occhi, respiro a fondo per raccogliere le idee e la mia memoria mi tradisce, invece di rimanere concentrata sul pezzo, decide di vagare e di fermarsi ai volti, ai sorrisi, ai silenzi dei ragazzi incontrati a Loreto, durante il ritiro di Quaresima. Vedo la loro curiosità, la loro timidezza, i loro gesti, sono i loro gesti ma sono i gesti di tanti altri ragazzi; giovani tanto simili ma, allo stesso tempo, tanto diversi tra loro. Ma il mio stupore è per i loro sorrisi, non sono semplici sorrisi, sono sorrisi felici. Ecco la mia attenzione è tutta concentrata lì: sulla loro felicità.

venerdì 14 marzo 2014

Illuminati dalla luce di Cristo

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Matteo (17,1-9) - II° Domenica di quaresima
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

COMMENTO
I vangeli delle prime due domeniche di Quaresima segnano proprio la porta d’ingresso nel cammino quaresimale di ogni anno. Nella prima, contempliamo Gesù in tutta la sua umanità che lotta contro le insidie del nemico e le tentazioni del mondo; nella seconda, l’odierna, Gesù appare invece nella gloria divina della sua umanità trasfigurata.  

Vivendogli accanto i discepoli hanno avuto la possibilità di sperimentare più di una volta in presa diretta qualche bagliore della potenza divina del loro Maestro. I miracoli ("Chi è dunque costui al quale perfino il mare e il vento obbediscono?"- Mt 4,41), le parole di saggezza che uscivano dalla sua bocca ("Donde gli viene questa saggezza?"- Mt 13,53) e l'evento della Trasfigurazione, hanno di fatto accompagnato il cammino di Cristo verso Gerusalemme e costituito l'esegesi più chiara dei suoi insegnamenti. 

mercoledì 12 marzo 2014

Amore e preghiera (2)

di fra Giuseppe Bartolozzi


Lo sguardo interiore al cuore del Salvatore trafitto per amore nostro (“dalle sue piaghe siete stati guariti” 1 Pt 2, 25) può essere sempre il punto di partenza della preghiera per aprire il nostro cuore all’amore di Dio. “L’orazione è, fondamentalmente, stare alla presenza di Dio per lasciare che lui ci ami. La risposta d’amore viene in seguito, sia durante sia al di fuori dell’orazione. … Da questo primato dell’amore consegue pure che la nostra attività nella preghiera deve essere guidata dal seguente principio: quello che noi dobbiamo fare è ciò che favorisce e fortifica l’amore.

sabato 8 marzo 2014

Alla ricerca dei miracoli di Dio o del Dio dei miracoli?

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Matteo (4, 1-11) - I° Domenica di Quaresima
Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto». Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.

COMMENTO
Abbiamo appena ricevuto le ceneri e qualcuno avrebbe dovuto dirci: "convertiti e credi al Vangelo" oppure "cenere sei e in cenere ritornerai". Ricevere le ceneri con il contestuale appello alla conversione significa riconoscere di essere terra e cenere, come Gesù che essendo Dio è "at-terrato" fra noi e per noi, non risparmiandosi le sofferenze e le umiliazioni della vita umana. Significa entrare con lui in un cammino di penitenza, di condivisione della sofferenza del prossimo, di ricerca dell'essenziale. L'essenziale è l'amore di Dio. 

Il Vangelo di questa prima Domenica appunto ci mostra l'itinerario dei quaranta giorni di Gesù nel deserto, lo stesso che dovremmo fare noi, se con sincerità abbiamo ricevuto le ceneri di mercoledì scorso. Gesù davanti alle sollecitazioni del grande tentatore non distoglie l'attenzione dal riferimento unico del suo cammino: Dio Padre. Tutto ci viene dato in Dio Padre, e al suo amore Gesù vuole ricondurci.

giovedì 6 marzo 2014

Parole “naufragate”: la sobrietà

di Paride Petrocchi



Fin da quando ero bambino, appena gli ultimi coriandoli del Carnevale terminano la loro danza nell'aria e si posano inesorabilmente a terra, stanchi, mia nonna mi rivolge la sua inesorabile domanda: “Quale fioretto farai per la Quaresima?”

sabato 1 marzo 2014

Abolito il part-time per il Regno dei cieli

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Matteo (6,24-34) - VIII° Domenica del Tempo Ordinario
Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.

COMMENTO
Quando Gesù chiede di servire, chiede di donare tutto, di essere dono totale, di impiegare tutte le nostre forze e risorse umano-spirituali. Non si tratta di fare "cose", di compiere dei servizi, perché se così fosse potremmo ben fare cose a beneficio di più "padroni", come già per altro facciamo: poniamo dei gesti a beneficio della famiglia e di me stesso (il lavoro), a favore dello Stato (imposte), a favore di associazioni di cui siamo membri, a favore di amici. Gesù ci chiede di mettere una sola cosa al di sopra di tutto. Ecco perché non ci si può mettere a servizio di più di un  padrone in contemporanea, perché se già questi fossero due non potremmo che donare il 50% a ognuno.

La cosa interessante è che Gesù oppone in maniera antitetica rispetto al "servizio" di Dio proprio il "servizio" del denaro (mammona!). Non lo ha mai fatto, in maniera cosi categorica e netta, per nessun altra realtà creata, se ricordo bene. Gesù non ha mai detto : "non potete servire Dio e il vostro desiderio di sapienza!", per quanto sappiamo bene la pericolosità dell'orgoglio del conoscere. Gesù non ha mai detto: "non potete servire Dio e la vostra sensualità", per quanto sappiamo bene la pericolosità di questa. Contro il pericolo del denaro Gesù ci mette in guardia con sacro ardore. È  proprio il caso di dire che quanto ci allontana da Dio l'attaccamento ai soldi …" Dio solo lo sa!" E san Paolo ci rincara la dosa quando dice: "La radice di tutti i mali è l'amore del denaro". (1 Tm 6,10). Chi può dargli torto!