lunedì 28 aprile 2014

Piangere

di Elena Nociaro


“Dai, smettila di piangere, ormai sei un ometto! I grandi non piangono e tu sei grande, vero?”
Di sicuro avete sentito tutti queste parole da bambini, dopo aver versato qualche lacrimuccia per un ginocchio sbucciato o aver litigato con un amichetto. Il pianto potrebbe essere definito come un incontenibile moto dell’animo: in quell’attimo il cuore è così colmo che non può fare a meno di esternare quell’eccesso di emozione o rischia di scoppiare. E non si parla solo di emozioni negative: vi è capitato, anche solo per un attimo, di essere così felici, ma così felici, da non riuscire a trattenere le lacrime nate lì, sul vostro occhio, così, all’improvviso?

sabato 26 aprile 2014

Dedicato agli increduli ... martiri

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Giovanni ( Gv 20,19-31) - II° Domenica di Pasqua
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi». Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».

COMMENTO
Indubbiamente Tommaso detto Didimo (il gemello) è passato alla storia come colui che per credere ha avuto bisogno di vedere e di toccare, anche se il Vangelo non ci dice che di fatto Tommaso mise le sue dita sul costato di Gesù; e personalmente sono convinto che per fare quella mini professione di fede ("Mio Signore e mio Dio") gli fu sufficiente vedere Gesù quale gli si presentò davanti agli occhi.

mercoledì 23 aprile 2014

La preghiera di Cristo e la nostra preghiera (2)

di fra Giuseppe Bartolozzi


Dice Gesù: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”(Gv 4, 35). Possiamo supporre che la preghiera notturna di Gesù, fatta in solitudine, di cui ci parla il vangelo (cf. Mc 1, 35) sia stata animata da una parte dal desiderio di custodire l’intimità col Padre [“io sono nel Padre e il Padre è in me”(Gv 14, 11)], dall’altra di realizzare la volontà del Padre, cioè la manifestazione del Regno di Dio, e di intercedere perché questo si compisse. Anche nella sua preghiera terrena Gesù è stato il grande intercessore presso il Padre per la salvezza del mondo, come ci suggerisce questo passo del vangelo: “Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede”(Lc 22, 31-32).

sabato 19 aprile 2014

L'ardire della fede

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20, 1-10) - Domenica di Pasqua
Il primo giorno della settimana, la mattina presto, mentre era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide la pietra tolta dal sepolcro. Allora corse verso Simon Pietro e l'altro discepolo che Gesù amava e disse loro: «Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'abbiano messo». Pietro e l'altro discepolo uscirono dunque e si avviarono al sepolcro. I due correvano assieme, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse primo al sepolcro; e, chinatosi, vide le fasce per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro, e vide le fasce per terra, e il sudario che era stato sul capo di Gesù, non per terra con le fasce, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, e vide, e credette. Perché non avevano ancora capito la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti. I discepoli dunque se ne tornarono a casa.
COMMENTO
È grazie alla fede di questi discepoli che noi celebriamo la Pasqua di Cristo. Come delle ondate successive di un’umanità che cerca di approdare alla terra ferma della Verità e della Vita, questi tre padri nella fede si avvicinano progressivamente alla comprensione della Buona Novella. Maria di Magdala si ferma di fronte alla pietra rotolata; sembra proprio incapace di avvicinarsi al mistero, di concepire anche lontanamente la possibilità di quello che Gesù aveva preannunziato; corre subito da Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, credendo che qualcuno abbia trafugato il corpo del Maestro. Il suo cuore  non è ancora pronto a decifrare quello che gli occhi hanno visto.

giovedì 17 aprile 2014

Parole “naufragate”: Gratis

di Paride Petrocchi


Nel naufragio del nostro vocabolario, una sorte tutta particolare è toccata alla parola “gratis”, lei era salita su questa bella barca denominata “vocabolario” tra le parole più importanti, era, ed è,  l'abbreviazione di Gratis et amore Dei, che letteralmente si può tradurre con per grazia e per amore di Dio. Lo sa bene uno dei protagonisti dei “Promessi Sposi”: Renzo, che dopo il saccheggio dei forni, riesce a trovare, aggiungerei per miracolo, un tozzo di pane e incredulo afferma che lo ha ottenuto per grazia e per amore di Dio.

sabato 12 aprile 2014

L’acqua di Pilato non lava

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Matteo (26,14 - 27,66) - Domenica delle Palme
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua...

COMMENTO
E’ una realtà che si impone: l’acqua che Pilato ha usato per sciacquarsi le mani e proclamare la sua estraneità al problema-Gesù non ha assolto la sua funzione di purificazione. Pilato è rimasto e rimarrà al contrario il simbolo della vigliaccheria, della colpa di tutti quelli che, volendo togliersi dall’imbarazzo dei problemi, se ne fanno doppiamente responsabili, di tutti quelli che sperando di salvare “capra e cavoli”, perdono capra, cavoli e dignità, a perpetua vergogna. A livello di giustizia civile Gesù resta un accusato in attesa di giudizio.

mercoledì 9 aprile 2014

La preghiera di Gesù e la nostra preghiera.

di fra Giuseppe Bartolozzi


“Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli a pregare». Ed egli disse loro: «Quando pregate dite: Padre …» (Lc 11, 1-2). Soffermiamoci su questa prima espressione della preghiera che Gesù ha donato ad ogni suo discepolo. Noi sappiamo che Gesù nella sua preghiera si rivolgeva al Padre chiamandolo, nella sua lingua aramaica, Abbà, come ci testimonia l’evangelista s. Marco a proposito della preghiera di Gesù nel Getsemani: “Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”(14, 36). 

sabato 5 aprile 2014

Andiamo anche noi a morire con lui!

di fra Damiano Angelucci


Dal Vangelo secondo Giovanni (11,1-45) - V° Domenica di Quaresima
Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato». All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato»... 

COMMENTO
Mi colpiscono nel Vangelo della “rianimazione” di Lazzaro proprio le parole di Tommaso, detto il gemello (Didimo): “andiamo anche noi a morire con lui!”. Nel Vangelo di Giovanni spesso i dialoghi sono intessuti di equivoci che svelano gradualmente il vero senso.

mercoledì 2 aprile 2014

Insieme ma soli: online o offline?

di Paride Petrocchi


7 ore e mezza, o meglio 450 minuti, o meglio ancora 27000 secondi. Il tempo che, in media, noi passiamo davanti ad uno schermo durante la nostra giornata. La metà del tempo in cui siamo svegli, siamo “online”; l'altra metà della giornata, invece, la passiamo “off line”, utilizzando la terminologia di Bauman. Ognuno di noi è come se conducesse una doppia vita, di cui i confini non sono volutamente netti. Ricordate la “bolla” del capitolo precedente? Noi entriamo ed usciamo da questa bolla senza renderci conto di ciò, con una naturalezza che spaventa. Il punto critico di questa costante e drammatica oscillazione è la mancanza netta di confini tra il mondo “off line” ed “online” e la conseguente confusione tra queste due dimensioni.