In questo ritiro ho avuto conferma di quanto grande
sia la vicinanza di Dio a noi. L'arte nelle sue varie forme espressive, dalla
pittura alla musica, si è rivelata in questo ritiro più che mai, strumento per
avvicinarci al Mistero. Tutte le cose belle parlano di quel Dio che è in
ciascuno di noi. Torno a casa con la certezza del suo Amore, ma anche con un
interrogativo: come e per Chi sto spendendo la mia vita? (Alessandra)
martedì 31 marzo 2015
Risonanze dal Ritiro di Quaresima - Loreto 2015
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sabato 28 marzo 2015
Dov'è la vittoria?
di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Marco (15, 24-32 ) - Domenica delle Palme
Poi lo
crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse
quello che ciascuno dovesse prendere. Erano
le nove del mattino quando lo crocifissero. E l'iscrizione con il motivo della condanna
diceva: Il re dei Giudei. Con
lui crocifissero anche due ladroni, uno alla sua destra e uno alla sinistra. I
passanti lo insultavano e, scuotendo il capo, esclamavano: «Ehi, tu che
distruggi il tempio e lo riedifichi in tre giorni, salva te stesso
scendendo dalla croce!». Ugualmente
anche i sommi sacerdoti con gli scribi, facendosi beffe di lui, dicevano: «Ha
salvato altri, non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d'Israele, scenda ora
dalla croce, perché vediamo e crediamo». E anche quelli che erano stati
crocifissi con lui lo insultavano.
COMMENTO
Gli antichi romani dicevano che la vittoria ha sempre molti padri ma la sconfitta è sempre orfana. Nell’ingresso a Gerusalemme la folla addirittura stende mantelli per terra al passaggio di Gesù inneggiando a lui come l’inviato del Signore a stabilire il Regno di Davide. Tanto plateale quell’entusiasmo quanto effimero!
Gli antichi romani dicevano che la vittoria ha sempre molti padri ma la sconfitta è sempre orfana. Nell’ingresso a Gerusalemme la folla addirittura stende mantelli per terra al passaggio di Gesù inneggiando a lui come l’inviato del Signore a stabilire il Regno di Davide. Tanto plateale quell’entusiasmo quanto effimero!
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martedì 24 marzo 2015
Dallas Buyers Club
di Alessandra Saltamartini
Ciao carissimi, il
film che vorrei condividere con voi è il famosissimo, acclamatissimo,
pluripremiato Dallas Buyers Club! Penso sia un film notevole sotto
tantissimi aspetti, a me è piaciuto moltissimo! Giusto per curiosità, sappiate
che l'idea di mettere in scena questo film ha fatto il giro delle scrivanie
dell'industria del cinema americana per ben 15 anni e solo nel 2013 finalmente
si è riusciti a distribuire la pellicola per la regia di Jan-Marc Vallèe.
venerdì 20 marzo 2015
Dalle Stelle Alla terra …… Andata e Ritorno
di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Giovanni ( Gv 12, 20-33 ) - V Domenica di quaresima
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il
culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a
Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo
vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.
Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In
verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non
muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria
vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la
vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche
il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata;
che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a
quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri
dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per
me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo
mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti
a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
COMMENTO
Il chicco di grano caduto in terra non può permanere nella sua solitaria integrità, altrimenti non servirebbe, anzi per sua natura è destinato a morire e a moltiplicarsi facendo germogliare altri chicchi, e per far questo deve immergersi nella terra in cui è stato gettato.
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martedì 17 marzo 2015
L'uomo che cammina
Che cos’è la
grolla della fraternità? E perché un nome così originale?
La grolla della fraternità è la
versione francescana della grolla dell’amicizia, una tradizionale coppa di
legno, tipica della Valle d’Aosta, nella quale viene preparato il caffè alla valdostana. Qual è le particolarità di questa
coppa? Sul coperchio superiore della
grolla sono presenti diversi beccucci, dai quali si beve la bevanda che è
contenuta all’interno. Essa viene fatta girare tra gli amici ed ognuno beve da
uno di questi becchi. Per preparare
questo caffè è necessario che ognuno degli amici porti qualcosa: una grappa, un
liquore, oppure il caffè affinché il caffè sia per tutti e di tutti.
Questa sezione del blog nasce da
un’intenzione molto simile, il voler condividere la bellezza che ognuno di noi
incontra. Giorno dopo giorno, può accadere di essere sorpresi dalla bellezza di
un film, o di una canzone oppure di un libro. In quel momento la meraviglia ci
invade a tale punto che vorremmo far sì che la bellezza che ci ha toccato,
possa toccare anche gli altri.
Ecco la grolla della fraternità per questo nasce, per mettere
insieme, condividere, esperienze, libri, film, musiche affinché ognuno possa
arricchirsi del dono dell’altro, poiché: “Ciò che dai è tuo per sempre,
ciò che tieni solo per te è perduto per sempre”.
di Elena Pecora
“L’uomo che cammina” è Gesù. Mai nominato per nome dall’autore, C. Bobin, ma subito chiaro e presente. Il nome di Gesù ha echeggiato sempre nel mio cuore quando ho letto e riletto questo libro. Sì, perché non si può non rileggerlo più volte, e meditare nel cuore la descrizione di Gesù, figlio di Dio fatto uomo, un re privo di potenza che “grida, che piange, che cammina, che spezza, che conforta”. Mi ha aiutato a capire che in questo periodo di Quaresima, di deserto, di silenzio, il Padre con l’esempio di suo Figlio ci invita ancora una volta ad amare e amarci, a camminare con Lui, perché non posso donare me stesso “restando immobile nella mia situazione”. Mi invita a fare silenzio nella mia vita, a tacere di fronte al mistero della sua Resurrezione. Mi invita a vivere una vita autentica, priva di potenza, nuda, debole, povera, una vita di Amore. Tutto questo e molto altro..in sole 60 pagine..! Un amico me lo ha donato e io lo dono a voi.
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sabato 14 marzo 2015
Un infallibile avvocato
di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Giovanni (3, 14-21) - IV Domenica di Quaresima
In quel tempo,
Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna
che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la
vita eterna. Dio infatti ha
tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui
non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il
Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per
mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato
condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato
più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque
infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non
vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia
chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
COMMENTO
Il libro dei
Numeri (al capitolo 21) ci racconta l’episodio a cui Gesù fa riferimento; era successo che nella fatica dell’esodo verso la
terra promessa gli israeliti avevano rimpianto la schiavitù d’Egitto e
mormorato contro Mosè, tanto che Dio aveva loro mandato dei serpenti velenosi
per punirli. L’unico rimedio che venne offerto, di fronte al pentimento degli
israeliti, fu di rivolgere lo sguardo ad un serpente di bronzo innalzato dallo
stesso Mosè sopra un’asta.
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sabato 7 marzo 2015
Vecchi e nuovi templi
di fra Damiano Angelucci
Dal Vangelo secondo Giovanni (2,13-25)
Si avvicinava la Pasqua
dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi,
pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di
cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra
il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe
disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un
mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua
casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per
fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre
giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato
costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli
parlava del Tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato
dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero
alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i
segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di
loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza
sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
COMMENTO
La
parola “tempio” evoca sacralità, luogo consacrato a qualcosa o a qualcuno, intensiva
presenza e profonda espressione di un’attività umana: uno stadio può allora
diventare il tempio del calcio, una Borsa valori il tempio della finanza, un
teatro il tempio della lirica o un parlamento il tempio della politica. In
questo senso il tempio di Gerusalemme era il tempio di Dio, luogo in cui gli
ebrei percepivano la massima presenza di Dio, e non a caso dentro la stanza più
interna e più sacra (detta appunto “il santo dei santi”) vi era l’arca
dell’alleanza che custodiva a sua volta le tavole della legge consegnate da Dio
a Mosè sul monte Sinai.
giovedì 5 marzo 2015
La grolla della fraternità
Con questo primo articolo diamo inizio alla rubrica
"La grolla della fraternità",
la rubrica fatta dai giovani per i giovani
per condividere quanto di bello incontriamo vivendo:
libri, canzoni, film e quant'altro ci ha arricchito
e di cui vogliamo rendere partecipi gli altri.
Grazie fin da subito a quanti vorranno arricchirsi e arricchire.
di Tiziano Agostini
Mi
ero preparato proprio un bel discorso sul tema suggerito da questa
dolcissima e, ahimè, tristissima canzone: appassionato, acceso e, devo
ammettere, anche un tantino accusatorio.
Poi però ho pensato che se ci si ferma un istante a rifletterci su,
senza “finte scuse”, la verità viene a galla. Perché la verità non ha
bisogno di essere difesa, ce la fa benissimo da sola, a meno che non la
si voglia accettare.
Preferisco perciò lasciare spazio a voi per dire la vostra in merito, e
alla melodia della canzone per far breccia nel nostro cuore barricato
dietro a giustificazioni che non reggono il confronto con la grandezza,
l’importanza e la potenza della vita.
Vita che è un bellissimo e
grandissimo dono che possiamo (e dobbiamo) custodire al meglio perché ne
siamo responsabili. Vita che non ci appartiene e mai ci apparterrà.
Vita di cui, perciò, non abbiamo il diritto di disporre al di là
dell’esistenza e sopravvivenza della vita stessa. Vita che magari non
capiamo fino in fondo ma forse perché non ci è concesso di sapere più di
quanto strettamente necessario a vivere. Quindi non facciamoci troppe
domande e non inventiamo scuse imbarazzanti solo perché abbiamo paura,
ma concentriamoci piuttosto a custodire la vita. A sostenere la vita. A vivere la vita.
mercoledì 4 marzo 2015
di fra Giuseppe Bartolozzi
“Se tu squarciassi i
cieli e scendessi”(Is 63,19). Quest’invocazione del profeta Isaia è
l’invocazione del popolo di Israele ma è anche l’invocazione di ogni uomo: il desiderio di toccare Dio, avere con lui
un contatto sensibile. Ora questo desiderio si è realizzato nel mistero di
Gesù Cristo, il Figlio eterno del Dio vivente fatto realmente uomo.
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di fra Giuseppe Bartolozzi
La preghiera cristiana autentica è l’incontro, cioè
relazione, con il Dio vivente: pregando noi non entriamo in contatto con
un’idea, con un pensiero, ma con l’essere stesso di Dio che è Padre e Figlio e
Spirito Santo. Se scorriamo l’Antico testamento noi vediamo che Dio,
innanzitutto, è colui che parla all’uomo, che si manifesta all’uomo con la sua
parola.
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